Sento un peso che a volte mi farebbe urlare, ma questo non è comunicare, c’è bisogno svegliarsi dalle famiglie ai governi, non si può recitare, la realtà è assai cruda, squallida per certi versi. Apparenza, vanità in dissolvenza. Arroganza, possedere attraverso dinamiche terrene, quasi giunta alla conclusione.
La terra ci ama, facciamo parte del creato, non siamo il creato. Fin quando ci inchineremo all’ignorante, saremo servi di chi ha messo muri difronte la nostra libertà, ha scavato gallerie dove far viaggiare il vuoto nel nostro sentire. Credo conoscere la strada, sono consapevole del presente, e di quelle persone che amo in quanto non posso esimermi dal farlo, spero davvero presto capiscano di cosa è fatta la loro essenza. Oggi mi ero preso un dispiacere nel trovare dopo tempo che non la vedevo, l’Araucaria trapiantata in Viale Leonardo da Vinci (Spazio Zero@Un Metro Quadrato di Bosco) era ingiallita, mi sono sentito come impotente. Osservo molto gli alberi, se non ci prendiamo cura, molti si ammaleranno e questo non è giusto, per me è un crimine, ci mettono anni a divenire lo splendore che sono. Gli alberi attraverso le radici sviluppano una connessione simile alla rete, sono prodigiosi, credo seriamente che ci proteggano. Sicuramente non sarò compreso, ma credo che l unica soluzione contro qualsiasi virus, sia benedire la terra che ci ospita, impiantando alberi, che questo gesto sia profondo, realizzato con l’anima. Mi spaventano tutti questi slogan inutili: andrà tutto bene, ce la faremo, è oppio. Mi dispiace la mia speranza vive nell’azione, e purtroppo stiamo giungendo inesorabilmente al capolinea della stupidità, l’abisso dell’ignoranza elevato a guida. Sto provando con tutti i mezzi a mettermi in contatto con chi potrebbe dare luce alla speranza, ma niente, è come rinchiusa dentro un pozzo, si sente sicura, galleggia in una falsa primavera. C’è bisogno connetterci alla terra, non tutti ma chi conosce la ragnatela. Sicilia, isola del mondo, non cerco altro che un tondo, il tempo slitta, tegola su tegola dona riparo, ma è possibile che tutto questo non sia chiaro? In verità credo che siamo messi poco bene, ci sono delle cose che un tempo erano ovvie. Per i solitari che ascoltano il sussurro del vento non è pesante restare a casa, si avverte nonostante il piacevole silenzio, l’odore agro della non vita. Una briciola è caduta, un passerotto mi ha dato speranza, solo in pochi si sono accorti, erano presenti. Chi oggi lo è? La pulsazione della terra, del mare, del cielo ha bisogno costante di conferma, noi siamo parte di questo creato, anche se le regole diverranno marziali col compiacimento dei morti che ridono. Provo dispiacere non riuscire ad esprimere per come sento, vorrei essere utile, guidare un risveglio, ma è doloroso raccontare. Coloro che sentono, portano un peso che non rende comprensibile a tutti, quello che desiderano comunicare. Sento avere un dono, potermi connettere con la terra, divenire ponte. Un pellegrino in cammino, che a volte viene divorato da un fuoco interiore. Mi è rimasta una scena ferma dentro il cuore, un potente nulla tenente. Il mondo intorno a me, è soltanto consiglio angelico, non è facile reggere l’altra corda, ma siamo qua, aspetto mettere mani in terra, provo liberazione, un giorno tornerò a dipingere. Dobbiamo pensare al futuro, non bloccare l’agricoltura, l’uomo dovrebbe prendere consapevolezza di essere solo un granello in questo pianeta, si deve ripartire dall’aratro. Questo sole è benedizione se viene compreso come opportunità, e non come contenitore di superficialità. Molte coincidenze indicano che ci troviamo noi tutti di fronte ad una grande sfida. Certo tutto è possibile, per me la cosa giusta è rimanere tutti uniti, non come capre, ma come esseri che insieme sentono. Oggi ho salutato mia madre da lontano, non è stato affatto bello.