(5 Novembre 2023) Dialogo – Claudio Arezzo Di Trifiletti: “Un giorno ci fodereremo i divani da quanto avremo dipinto. Grato”. / Alfio Rapisarda: “io nella piena consapevolezza di quanto si verificherà, per non lasciare una moltitudine di figli (fogli) negletti, mi sono di già avviato a disegnare sul passato, sul già disegnato.”. / Claudio: A volte ci penso, ma dopo gli Imprints, una collezione di tele che più le vedo e più me ne innamoro, perlopiù ho adoperato cartoncino, è meno dispendioso nella gestione. Ammiro il tuo lavoro, una ricerca davvero che ha il suono dentro. Quando, se riuscirò a dare una definitiva collocazione a tutto quello che ho realizzato, non poco e vedo che anche tu sei immerso nel verbo creativo, si forse i primissimi li ridipingerò lasciando sempre una fermatura che possa fare accedere all’interiore. Sempre grato con immensa stima per l’opera che risiede in te, inestimabile valore. / Alfio: Claudio, grazie per le tue parole, le apprezzo molto, soprattutto perché ti “sento” persona sincera. Io ammiro in te, come apice del mio intendere l’arte e gli artisti, la tua dedizione totale alla tua opera. Il tuo essere, il tuo operare è tutt’uno con i tuoi lavori con la tua opera. Io mi sento come macchiato da un peccato originale, il non avere creduto possibile coltivare la mia passione, non averla curata e coltivata. Mi sento un approssimativo, un dilettante. Ho cercato la gioia, sto cercando, anche di prendermi sul serio, ma giocando. (Conversazione)
Domenica a Picanello. forse è finito, è tutto un forse. (Alfio Rapisarda) / I Tre Pesci e il Pulitore 134 Visioni Melodiche
Non aveva mai potuto digerire le ingiustizie, aveva sempre fatto finta di niente, passerà pensava, l’essere buono non può nuocermi, eppure a volte bisognava difendere il proprio pensiero, essere in condizione di poter curare le cose che lo facevano stare bene, i sentimenti. I numeri primi, numeri primitivi, è una nascita molto rara, la proporzione pari a 1/18000. Anime di ritorno che non ragionano con doppi fini, hanno una sensibilità spiccata e sono facili cadere nelle trame indotte dal pensiero comune che attanaglia l’umanità. Chi gode del giusto sopravvive col poco, e quel poco con la costanza a volte diviene risorsa, risorsa da dove attingere strade infinite di colore e magia. Difficile trovare concretezza nel bello quando la miseria cavalca lo sguardo, per questo nonostante queste rare persone possano avere doti poco comuni per l’intuizione e la matematica, si manifestano in maniera del tutto unica, quasi incomprensibile, dando l’impressione di non essere presenti, quasi eterei, ma in verità soffrono di un peso molto profondo legato a tutte le alienazioni che struggono il genere umano. Se l’uomo non riesce ad utilizzare le risorse della terra e di tutti gli elementi, forse quelle che risiedono nel simile sono falciate prima che si possano formare, impedendo il rigoglioso frutto che portano come dono.