Chi vive d’arte non compra carte, le sente arrivare ancor prima che si manifestano, vive in reclusione da una società in prigione, gode di ricchezze che non pesano all’animo umano. (Un piccolo dono) – Mi avrebbe fatto piacere parteciparvi, attingere, riflettere insieme sulla condizione terrena rivolta al cielo. La rinascita del profetico investito dall’eretico, il manifestare della propaganda. La regalità di un fiore radicato nell’umile dimora, il silenzio di un bosco profanato nella sua essenza, uno spazio blindato da una velocità superflua. Una spiritualità stampata in quadricromia, la privazione del contenuto. L’Acqua all’ingresso dei templi e l’astuzia di chi li governa facendoli divenire monumenti. / Se mi trovo sopra una barca in difficoltà, non penso a coloro che ipnotizzati sono incapaci di servire salvezza, cerco con tutto me stesso porre rimedio.
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Qualsiasi interferenza nel mio vivere la sento fastidiosa al manifestare di tale potenza
Vulcano, Coscienza, Memoria, Entità Preistorica. Oggi al mercato sentivo ad ogni boato, il popolo tremante, parlarci, calmarla. Creatura Primitiva, Sembra la memoria divenire labile, ma credo che Etna non condivida le frequenze che si tuffano non solo nel Mediterraneo, ma credo facciano eco nelle profonde vallate. Placate i volumi, Pace – (Il giardino dentro il Giardino)
Anima che canta, cuore che danza
C’è chi brucia copertoni, chi smaltisce dentro riserve, chi taglia alberi, e chi asfalta, chi costruisce, e chi demolisce, c’è chi respira a fatica, e chi desidera una potente macchina. Io cammino, incontro, vedo, e prima ancora sento.
Sento che è arrivato il tempo del riciclo, che tutti questi pacchetti e pacchettini, sono forme superate, che forse i liberi mercati, dove le ceste presentano il nostro avvenire, debbano essere valorizzati, che il vetro, la plastica, la carta, e tutto ciò che può essere riutilizzato debba divenire tesoro comunale.
Un futuro dove ogni ristorante, dal rifiuto produce terra per l’orto su strada, dove non si esce con la macchina, ma con la bici, dove non si chiede come stai, ma ci si abbraccia calorosamente, perché siamo tutti uno.